Assetize, mettete all’asta le vostre identità

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Con l’avvicinarsi delle vacanze siamo tutti in cerca di qualche soldo facile per rimpinguire il mai curato fondo estivo. Lavoretti on-line, volantinaggio, turni massacranti e cose del genere. La rete è piena di reti, scusate il gioco di parole, per gli assetati di soldi facili e in genere non badiamo alle decine di servizi che ogni giorno spuntano fuori promettendo questi guadagni.

Assetize però è diverso, almeno in apparenza. Basandosi sullo stesso principio di eBay vi permetterà di mettere all’asta qualunque account su qualunque social network, fra cui twitter, facebook (sia i profili che le singole pages), facebook vanityURL, finanche account wordpress o blogger, oltre un comodo campo “Other”, dove specificare qualunque account vogliate vendere.

Il principio è estremamente semplice, lo stesso che riguarda le URL. Ci sono nomi, parole chiave, brand etc. che valgono molto sul web, pensate all’indirizzo pizza.com per una multinazionale di pizza al taglio. Non troppo raramente si sente di persone che hanno cambiato la propria vita vendendo una URL particolarmente agognata da una grande multinazionale.

Mobile Safari contro tutti, un paragone senza senso

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La guerra degli smartphone è ufficialmente iniziata dopo il WWDC 2009, la rete spopola di post che confrontano Nokia N97 con iPhone 3GS, Palm Pre con GPhone etc. Ma le guerre si sa, sono fatte di singole battaglie, e una fra le più popolari è quella fra browser mobile.

Un elemento fondamentale per un qualunque smartphone che pretenda di offrire una navigazione in mobilità decente è un avere o supportare un browser che lo permetta. L’iPhone 3GS, come il suo predecessore, viene in bundle con Mobile Safari, la versione mobile del noto browser di casa Apple.

Pur essendo più o meno unanime il parere positivo su questo browser, non mancano le critiche ad alcune gravi manchevolezze, come ad esempio l’assenza di supporto a Flash, il che rende parte dei siti web completamente impraticabili.

Con le critiche vengono i paragoni con altri browser mobile, e qui veniamo al punto. Paragonare Mobile Safari con qualunque altro browser mobile non ha alcun senso. Il punto centrale di questa mia affermazione è che Safari non può essere dissociato dal device su cui gira, ovvero l’iPhone 3GS. Alcune delle sue funzioni sono pensate esclusivamente per lavorare con le caratteristiche hardware di un iPhone.

Google Fusion Tables, un nuovo strumento da Google per il lavoro a distanza

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Google ha appena rilasciato una nuova chicca dai sui Labs, Google Fusion Tables. Google Fusion Tables è uno strumento molto semplice nell’utilizzo, ma potenzialmente utili per tutti coloro che svolgono spesso lavori a distanza e soprattutto che utilizzano gli spreedsheet per l’aggregazione dei dati.

Per farne comprendere meglio la funzione lo correleremo ad una simulazione di lavoro a distanza, immagineremo quindi di far parte di un team incaricato di una SEA (Search Engine Analysis). Non esiste una metodologia tipica essendo questa professione agli esordi, quindi porterò la mia personale esperienza non avendo l’arroganza che questa sia universalmente valida.

Immaginiamo dunque un gruppo di 4 persone incaricate di monitorare l’andamento di una tagcloud sui principali motori di ricerca e social network. L’output di ogni lavoro individuale consisterà di uno spreedsheet nel quale verrano aggregate le informazioni reperite sulla base dei campi di interesse e ovviamente del timestamp.

Il coordinatore crea uno spreedsheet condiviso fra i membri del team con diversi fogli assegnati ai singoli membri. Alla fine del processo di monitoraggio i dati raccolti vanno esplicitati in 4 differenti rapporti che a loro volta vanno fusi perché il rapporto finale sia disponibile per il cliente.

iPhone 3GS vs Nokia N97

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A pochi giorni dalla presentazione durante il WWDC 2009 dell’iPhone 3GS le comparazioni vengono spontanee. E’ un periodo florido per gli smartphone e nelle ultime settimane abbiamo assistito e stiamo ancora ssistendo alla presentazione sulla scena di 4 nuovi potenzialmente killer smartphone; iPhone 3GS, Nokia N97, Palm Pre e HTC T-Mobile G2.

Come avrete intuito dal titolo oggi vogliamo mettere a confronto due fra i più promettenti smartphone che contribuiranno a quello che gli analisti ritengono sia il futuro del Web, ovvero il Web Mobile.

Nonostante le tecnologie hardware e software ancora non siano in grado di dare un’esperienza di navigazione comparabile fra PC/Mac e Mobile Surfing le case produttrici e la comunità open source stanno facendo passi da gigante ed un’enorme spinta in avanti è stata data proprio in queste ultime settimane, ma andiamo a vedere insieme le differenze fondamentali fra N97 e 3GS.

Incominciamo con l’hardware. Da questo punto di vista la Nokia come da tradizione è decisamente più hardcore. L’N97 si presenta con 2 camere, una front e un’altra in-phone. La camera principale è dotata di obiettivo Carl Zeiss con Autofocus, scatta fino a 5MP e può usufruire di un Flash al led molto potente. E’ in grado di registrare video sia in 16:9 che in 4:3 il che rende l’N97 ottimo per riprese amatoriali di buona qualità. L’iPhone 3GS invece, nonostante i consistenti upgrade rispetto la versione 3G è dotato di una sola camera sul retro, quindi niente funzione in-phone. Può scattare foto fino a 3MP e registrare video in qualità VGA con bilanciamento automatico del bianco e dell’esposizione. La funzione di autofocus però concerne il “tap to focus” che potrebbe rendere i vostri scatti particolarmente accurati oltre a rendere l’esperienza molto sci-fi; la funzione “tap to focus” consente di selezionare l’elemento dell’immagine che volete sia messo a fuoco semplicemente toccandolo sullo schermo.

iPhone 3GS, iPhone OS 3.0, Snow Leopard e prezzi “stracciati” per Macbook Pro

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Finalmente i rumors sono finiti, il WWDC 2009 è stato inaugurato con il consuetudinario keynote per presentare le novità dell’anno Apple, sono state due ore di delirio in cui Apple ha superato le voci di corridoio lasciando la platea a bocca aperta con tutte le novità sfornate (nuovo iphone su tutti).

Diciamo da subito che la presentazione è stata all’insegna dell’economicità, i prezzi sono stati stroncati e i modelli upgradati, ma andiamo al sodo.

Incominciamo con la famiglia Macbook. Da oggi l’unico Macbook di cui sentirete parlare è il Macbook bianco, per chi di voi fosse così affezionato al colore da rinunciare all’evoluzione hardware. Gli altri laptop targati Apple disponibili sul mercato saranno tutti Macbook Pro in versione 13 e 15 pollici. Ma tre sono le novità principali, la prima è la sostituzione dello slot ExpressCard/34 con un lettore di SD; la seconda è che la batteria è stata migliorata e promette di assicurare un’autonomia di 7 ore; la terza è il prezzo. La versione 13 pollici sarà disponibile a partire da 1150€; per quella a 15 pollici si parla di 1600€ mentre il MacBook Pro 17” costerà 2100€.

Nonostante il rilevante taglio sulle offerte base c’è da dire che la Apple da una parte da, dall’altra toglie. Ai 2 Gb di Ram del MacBook Pro 15” adesso subentrano 4Gb di Ram, ma le schede video non saranno più una Nvidia GeForce 9400M + 9600M GT, avrete solo la 9400M. La combo è ancora disponibile per le versioni più costose a partire da 1800€.

Da Twitter a Facebook, il cosiddetto “stream pollution”

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Da quando qualche mese fa Facebook ha fatto il suo restyiling della homepage, le cose per gli utenti di Facebook sono cambiate drasticamente. Dove gli utenti erano abituati a loggare, postare contenuti e sloggare, adesso Facebook si è completamente immerso nel mainstream del real time blogging.

Questo avvicinamento a Twitter, che dopo MySpace è il social network più frequentato della rete, ha portato in breve ad una integrazione dei due colossi, permettendo agli utenti di postare in automatico i propri tweet anche sullo status update di Facebook attraverso l’applicazione Twitter di Facebook.

Potete immaginare le conseguenze di questa connessione. Una buona parte degli utenti, per lo più coloro che sono maggiormente attivi, hanno connesso i due social network, e di conseguenza non fanno altro che replicare ogni singola informazione, generando il cosiddetto “stream pollution”. Ma è giusto definirlo inquinamento?

Dal punto di vista dei motori di ricerca, dei social media graph e dei social media aggregator non c’è dubbio, questo è un fenomeno che crea non pochi grattacapi agli sviluppatori. Una tagcloud generata sulla base dei vostri stream risulterà falsata dal momento in cui le stesse identiche parole sono replicate su Facebook come su Twitter, per non parlare di coloro che hanno collegato più e più social network attraverso Friendfeed e simili.

TOSBack, tiene traccia per voi delle modifiche nei ToS

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Un argomento molto sensibile sul web è la privacy. L’iscrizione a qualunque social network prevede l’accettazione di determinati ToS (Terms of Service) dove, in soldoni, c’è scritto come verranno utilizzati i vostri dati da parte dei proprietari del servizio. Quasi nessuno li legge e spesso ci limitiamo ad accettarli senza troppe premure.

Questo comportamento darebbe un gran vantaggio ai Social Network se non fosse per il fatto che sulla rete, un solo utente scrupoloso può diventare un centro di informazione fidato e se qualcosa nei ToS dovesse andare in una direzione non chiara, il putiferio è sempre pronto ad esplodere. Ricorderete sicuramente quello che è successo lo scorso Febbraio quando Facebook cambiò unilateralmente i propri ToS introducendo condizioni decisamente invadenti per la privacy dei suoi utenti.

Una volta partito l’allarme dagli scrupolosi di cui sopra, sulla rete è stato un buzz degno degli annali della rete. Le proteste sono montate traducendosi prima in un gruppo Facebook per il ripristino dei vecchi ToS e, di fronte l’apparente inflessibilità del controverso social network, in un esodo di massa di utenti da Facebook con un conseguente crollo delle visite. In seguito a questi eventi Facebook decise di ripristinare i vecchi ToS scusandosi con tutti gli utenti per l’accaduto.

Social Ads e pubblicità interattiva, una nuova era?

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L’indiscusso successo della rete in termini di partecipazione ha una preoccupante ombra su di esso. Dopo l’euforia della New Economy e la catastrofe delle dotcom che ne venne di li a poco gli animi degli investitori si sono raffreddati riguardo la possibilità di trasformare utenti, visite, click, in soldi sonanti.

L’inganno in cui tutti sono stati tratti era basato sulla semplicistica e falsa equazione “+ utenti = + soldi“. Questo rapporto si applica a mezzi di comunicazione passiva, come radio e televisione, in cui più sono gli spettatori, più una pubblicità avrà successo. Nessuno o troppo pochi avevano pensato che sulla rete le cose cambiano.

La rete è un mezzo di comunicazione attivo, l‘utente non siede in stato di semitrance di fronte uno schermo e subisce tutto quello che passa, ma sceglie gli indirizzi a cui andare e ancora di più, sceglie di quali contenuti fruire e quali semplicemente ignorare. L’era degli strapagati banner è finita da un pezzo, una semplice immagine, per quanto lampeggiante, animata, ben curata dai migliori grafici e marketer, non distoglieranno l’utente dall’articolo che hanno deciso di leggere, il video che vogliono guardare, il contenuto che lo ha portati lì. Pur avendo una valenza in termini di visibilità di un brand non può essere considerato un elemento sufficiente ad una campagna pubblicitaria e di ritorno, non è pensabile che sia in grado di generare profitti al sito che lo ospita.

La crisi è stata profonda, e molti hanno riflettuto su come far fruttare l’infinito potenziale della rete. Fino a poco tempo fa lo standard è stato fissato da Google con i suoi programmi di AdWords e AdSense; un sistema che combina pay per impressions e pay per click per banner e annunci definiti dall’utente e i cui costi vengono quotati sulla base della popolarità delle parole chiave a cui si intende legare la campagna.

L’iPhone Push Notification Service beta testing è finito

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Con un’ultima notifica sugli iPhone dei beta tester la Apple ha annunciato la fine del Push Notification Service beta testing. Da quel momento le speculazioni sulla sempre più imminente release del nuovo sistema operativo iPhone 3.0sono andate crescendo sulla rete .

Il messaggio di notifica non riportava altro che “Thanks for your help and feedback. Testing has concluded.“. Nessun altro dettaglio è stato fornito in merito, non si sa quindi se il Push Notification Service sarà attivo o meno, ma i tester sono molto ottimisti a riguardo pur non sbilanciandosi per ovvi motivi di riservatezza. Ma andiamo per passi e vediamo di capire meglio in cosa consisterà questo servizio ove dovesse essere implementato.

Una delle manchevolezze principali dell’iPhone è l’impossibilità di eseguire applicazioni in background. Questa scelta è stata presa dagli sviluppatori perché l’esecuzione di più applicazioni in background avrebbe reso l’autonomia energetica dell’iPhone inefficiente. Chi di voi avesse un iPhone jailbroken può far andare in background alcune applicazioni e certamente sa bene quanto questo incida sulla longevità della batteria.

Il motivo di lasciare che un’applicazione sia attiva in background risiede nella possibilità di ricevere notifiche da quell’applicazione. Pensate ad un servizio di Istant Messaging o di VoIP; in questi casi la capacità di essere perennemente online dal vostro iPhone e di ricevere un avviso quando si è contattati ha i suoi ovvi vantaggi.

Twittgeek, un boost per il vostro account Twitter

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Le dinamiche di successo su Twitter ancora non sono chiare. Si è portati a credere che più followers si abbiano più si stia andando bene, ma non è sempre così; si può credere che diventando follower di qualcuno si inneschi il meccanismo della gratitudine ed essere seguiti di risposta, ma non è così automatico.

Il modo in cui si muovono gli utenti su Twitter non è ancora svelato, il motivo principale è che Twitter non affronta la rete in modo 2.0, ma potremmo azzardare a dire che è una finestra su quello che sarà il web 3.0. L’approccio alla rete infatti non è più di tipo comunitario, ma individuale. Gli utenti di Twitter si possono dividere principalmente in due categorie, quelli che usano Twitter come un tracker e buzzano link o quelli che riversano il proprio “lifestream” 140 caratteri per volta.

Non potendo considerarsi una community quella di Twitter non si può fare a meno di notare che esistono delle connessioni fra gli di utenti. Non c’è nessuna struttura in grado di tenerli insieme, ma in qualche modo gruppi di utenti, accomunati dagli stessi interessi, si seguono fra di loro, dando vita a quelle che alcuni hanno chiamato crowd, ovvero folle.

MultiURL, link multipli con una short URL

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La rete è fatta per l’1% di contenuti e per il resto di buzz. Molti di noi avranno i propri social network collegati ed in grado di clusterizzare con un paio di click una news, un sito o qualunque cosa riteniamo possa essere interessante per il nostro network.

Quello che facciamo è leggere i nostri RSS, soffermarci su quello che ci interessa e sharare quella risorsa. Spesso la stessa risorsa è duplicata, ritoccata o quanto meno coperta da più blog. In questi casi il dubbio è il solito, quale buzzare, alcune hanno commenti interessanti, altre si concentrano di più sul lato informativo, altri magari sono amici ma non è che abbiano fatto un gran lavoro.

Buzzare ogni singolo post che tratta uno specifico argomento stancherà presto i nostri “followers”, cosa che sono certo nessuno di noi vuole.

MultiURL viene in soccorso in questi casi con un’idea semplice, ma innovativa. Si propone essenzialmente come URL shortner, con tutte le funzioni di tracking a cui siamo stati abituati da bit.ly e simili, ma permette di linkare a più URL una singolo short URL.

T-Mobile G2 con Adroid 1.5 in vendita su eBay

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Pochi giorni fa i presenti al Google I/O, la conferenza per sviluppatori organizzata da Google, hanno ricevuto in regalo 4000 Google Ion, ergo T-Mobile G2, con sopra la nuova versione di Android.

Questa notizia ha fatto un certo buzz sulla rete, scatenando vi lascio immaginare quante invidie. Questi T-Mobile G2 infatti oltre a non essere ancora sul mercato e a montare l’OS tutt’ora inedita Android 1.5, sono brandizzati “I/O Developer Conference” e limitati a 4000 esemplari.

Qualcuno dei presenti alla conferenza ci ha pensato bene, e ha ritenuto che questo oggettino ha tutte le carte in regola per diventare il feticcio del mese mettendolo in vendita su eBay.

Internet Mobile ed Esaurimento Nervoso da Piani Tariffari? Ecco la Soluzione

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Lo scopo di questo articolo è di fare un po’ di chiarezza nella giungla delle tariffe italiane per internet mobile. Sappiamo quanto sia frustrante affrontare i portali dei principali operatori mobile italiani, pieni di insidie, note da 6px in grigio in fondo alla pagina, schede tecniche impossibili da decifrare e solitamente help desk che ne sanno meno di voi.

Un geek che si rispetti nel 2000 deve potersi collegare da ogni dove, utilizzare la propria casella di posta come un servizio di SMS, streammare la propria giornata su i social network preferiti, sfogliare i propri RSS mentre va al lavoro, scegliere dove pranzare grazie ad un Assisted GPS, insomma come si diceva una volta “Wired”. Wired? No, non più, Wireless.