Amazon.com in down: la società perde quasi 5 milioni di dollari

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Recentemente abbiamo evidenziato il down del noto motore di ricerca Google. Una caduta durata appena 5 minuti che non solo ha mandato in crisi gli utenti, ma ha danneggiato moltissimo l’azienda. Quanto potrà aver mai perso la società per un black out così breve? Recenti stime parlano di circa 545.000 dollari, per ogni minuto di attività Mountain View incasserebbe 108 mila dollari.

Questo è quanto accaduto a Google.com, ma anche Amazon.com ha avuto lo stesso identico problema. Alcune voci sostengono che l’e-commerce, è andato in down per circa 45 minuti! Altre fonti, però, parlano di una caduta più breve: ad esempio VentureBeat conferma un disservizio di 20 minuti.

Google non raggiungibile: il “down” ha mandato in crisi gli utenti

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Quante volte abbiamo sentito di un sito andato in down per qualche minuto? Può capitare, nessuno ne resta sconvolto e probabilmente potrebbero non tutti potrebbero accorgersene. Nulla di grave, ma solo se non sei Google!

Anche ai più grandi, a quanto pare, capita di cadere. Nella giornata di ieri, con precisione alle ore 23:52 e 23:57 (BST) il famoso indirizzo google.com non è stato raggiungibile per dei minuti. Arrivando sulla pagina gli utenti potevano leggere la scritta che informava: It’s not just you! http://google.com looks down form here. Check another site?

GMail Down, cronaca di una parola chiave

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Dopo un’intera giornata di alti e bassi GMail è definitivamente caduto intorno le 22 ora italiana. Già altre due volte nell’ultimo anno è accaduto e la reazione è sempre la stessa, panico.

Sulla rete sono istantaneamente comparsi post sui blog più letti della blogosfera oltre a decine di migliaia di tweets, dai più deliranti ai più sobri che null’altro che facevano che comunicare al mondo intero la propria frustrazione. In questi casi inevitabilmente ci si ritrova a pensare a quanto Google sia fondamentale nelle nostre vite.

Probabilmente possiamo cambiare numero di telefono senza necessariamente aggiornare tutte le nostre centinaia di contatti, ma il nostro indirizzo email è il punto fisso, ancora il cuore pulsante della nostra attività in rete. Senza quell’indirizzo niente recovery password, niente nuove registrazioni, comunicazioni urgenti o meno che siano, insomma, nonostante esistano svariate decine di metodi alternativi per comunicare, il down di GMail per milioni di utenti significa black out delle comunicazioni.

Tralasciando questa discussione della quale la rete è più che satura, concentriamoci un attimo sull’aspetto real time della comunicazione. Di istinto la prima cosa che si fa el momento in cui si cercano informazioni su un evento del genere, accaduto da pochi minuti se non secondi è di effettuare una ricerca su Twitter.

Google non raffredderà un suo nuovo Data Center

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Google aprirà l’ennesimo datacenter in giro per il mondo per potenziare la sua struttura tecnica che è in costante evoluzione. Più precisamente lo localizzerà in Belgio, scelto, oltre ai classici parametri tecnico-economici, anche per le sue particolari condizioni climatiche: temperature generalmente fredde, ma non eccessivamente (la media di temperatura della zona in cui verrà installato il datacenter è compresa tra i 17 e i 21 gradi e i server dovrebbero avere una temperatura interna di circa 26 gradi).

L’aria dell’ambiente dovrebbe, infatti, garantire per tutto l’anno la possibilità di raffreddamento senza l’utilizzo di alcun impianto di aria condizionata. Nel caso le temperature della zona dovessero aumentare oltre ad un livello critico, Google provvederà a spostare il lavoro presso altri datacenter in altri parti del mondo in modo del tutto automatico. Il risparmio che è possibile ottenere da una simile tecnica è sicuramente notevole e l’ambiente ringrazierà per il minor apporto di CO2 che verrà introdotto in atmosfera grazie ad un minor consumo di energia elettrica.

Come reagire quando un sito web risulta down?

I down dei siti web sono cose del tutto naturali, poichè un uptime del 100% è pressochè impossibile da raggiungere nel medio-lungo termine (neanche per BigG). Le cause possono essere molteplici e ogni down ha, generalmente, una sua storia a parte. Al di là delle cause che generano l’irraggiungibilità di un sito web e delle sue possibili soluzioni, vediamo come è possibile monitorare la situazione per cercare di capire quando un sito è down e, soprattutto, quando torna up. Il tutto, magari, con qualche statistica da poter visualizzare, al fine di giudicare meglio la qualità del nostro hoster.

Se il vostro sito personale o il vostro sito preferito risulta down, la cosa peggiore da fare è diventare nervosi premendo il tasto refresh in attesa che il sito torni funzionante. Per ovviare a questo problema e risparmiarci, forse, un pò di salute, esiste Notify Mee, un interessante e semplice servizio che fornisce un servizio veramente essenziale: invia una notifica via email non appena il sito che viene segnalato all’interno della sua homepage torna online.

Vi basterà, per usufruire di questo servizio, inserire l’indirizzo web che vorrete monitorare e la vostra email. Questo servizio produce, inoltre, un tweet per notificare all’interno web lo stato di down del proprio sito e, soprattutto, avvertendole quando questo tornerà up.