Hacker, gli attacchi agli Stati Uniti partono dalla Cina

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Il quartier generale della maggior parte delle attività di hacking contro istituzioni, organizzazioni, aziende e media a stelle e strisce che hanno avuto luogo nel corso delle ultime settimane è in Cina o almeno così sembrerebbe stando a quelle che sono le più recenti informazioni al momento disponibili.

A sostenere tale tesi è la società Mandiant che, appunto, in un rapporto, in cui sono pubblicati un insieme di numeri, di immagini e di documenti, viene messo in evidenza il coinvolgimento diretto di Pechino nell’attività di cyber-spionaggio e viene fatto notare come l’epicentro degli attacchi sia un edificio di Shanghai dove risiede un’unità dell’esercito del paese asiatico.

Per il momento non è stato possibile entrare all’intero dell’edificio ma a quanto pare sarebbe proprio da li che hanno orogine i numerosi attacchi, come quello al New York Times, che sono stati sferrati negli ultimi tempi.

Stando a quanto reso noto da Mandiant negli ultimi 7 anni tale unità dell’esercito cinese, identificata come 61398 ed operativa dal 2006,  ha sottratto centinaia di terabyte da almeno 141 organizzazioni statunitensi arrivando a costruire uno dei più prolifici gruppi di cyber-spionaggio con l’impiego di migliaia di esperti e hacker impegnati nelle ore di ufficio a penetrare server e installare backdoor sui sistemi americani.

Nel rapporto viene inoltre sottolineato come sia di fondamentale importanza riuscire a riconoscere l’origine degli attacchi informatici e preparare professionisti della sicurezza che siano in grado di fronteggiarli in maniera efficace anche se questo può portare gli hacker a mettere in atto nuove opere di cyber-spionaggio e a sviluppare nuove tecniche in tal senso.

La risposta del Governo cinese alle accuse di Mandiant non ha però tardato ad arrivare.

A detta del Governo cinese si tratta di supposizioni infondate aggiungendo inoltre che i cyber-attacchi rivolti al pese asiatico sono sempre più in aumento e che Pechino ha messo in atto tutta una serie di leggi pensate appositamente per punire coloro i quali volessero dare il via o volessero sostenere attività di questo tipo.

[Photo Credits | Flickr]

1 commento su “Hacker, gli attacchi agli Stati Uniti partono dalla Cina”

  1. Non sarebbe più corretto chiamarli “Cracker”?
    Potrebbe essere questo solo un tentativo di scatenare una guerra da parte di qualche Cracker tra Cina e Stati Uniti, come potrebbe un soggetto del genere con queste grandi capacità far scoprire così facilmente e precisamente la sua posizione?
    Dovremmo riflettere anche su questo.

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