Il “bug cinese” di IE fa volare Firefox: è record di download

Tra i due litiganti, il terzo gode. Scusate il commento poco originale con cui apriamo questo post, ma non avremmo saputo trovare frasi più efficaci per commentare quanto sta accadendo in questi giorni nel mondo dei browser.

Pare infatti che, al contrario di quanto in molti si sarebbero aspettati, a godere del cono d’ombra proiettato su Internet Explorer dall’affair cinese – quello che vede un bug del navigatore Microsoft come principale causa delle intrusioni hacker che hanno portato allo scontro tra Google e il governo cinese – non sia stato Google Chrome, ma Firefox.

Ad annunciare un inatteso record di download per il browser del panda rosso è stato Ken Kovash, direttore delle statistiche di Mozilla, il quale non ha nascosto il ruolo fondamentale del governo tedesco – che ha sconsigliato pubblicamente l’utilizzo di IE – nella faccenda: «Nei giorni scorsi abbiamo registrato un enorme incremento di download da utenti IE provenienti dalla Germania».

Internet Explorer “bandito” in Germania e Francia. Il piano oscuro di Google si realizza?

Nelle ultime ore sono successe cose che nemmeno il più ardito supporter di Mac o Linux avrebbe osato sognare. I governi di Germania e Francia hanno sconsigliato pubblicamente l’utilizzo di Internet Explorer, definendolo come un browser poco sicuro.

Tutta colpa dell’ormai celeberrima falla di IE, quella che ha consentito agli hacker cinesi di violare gli account Gmail dei dissidenti e spiare diverse aziende USA, scatenando la guerra tra Google e Cina.

Ma Microsoft non ci sta e di fronte a cotanto clamore cerca di gridare ai quattro venti che la situazione non è catastrofica come la si dipinge. La falla c’è, è vero, ma secondo il gruppo di Redmond sarebbe riferita solo ad Internet Explorer 6. O, meglio, le versioni successive del browser sarebbero anch’esse oggetto della vulnerabilità (Security Advisory 979352), ma in maniera pressoché insignificante per l’utenza comune.

Google VS Cina: tutta colpa di Microsoft… e dei profitti

Google ha cambiato idea, non andrà via dalla Cina. Ma si opporrà a qualsiasi forma di filtro. Microsoft, dal canto suo, si dice perplessa sull’atteggiamento di “big G” e annuncia che resterà nel paese della Grande Muraglia nonostante le censure. Poi arriva il colpo di scena: gli attacchi hacker che hanno fatto infervorare Google sono stati veicolati da una falla di Internet Explorer. Il gruppo di Redmond conferma, ma il rattoppo è ancora lontano dall’essere rilasciato.

Non c’è che dire. L’affair Google VS Cina sta assumendo sempre più i toni di una telenovela. Capirci qualcosa non è facile, ma noi vogliamo provarci. Se anche voi volete tentare la grande impresa, prendeteci per mano e seguiteci in questa landa tormentata fatta di intrighi internazionali, tecnologia e sudore (quello di Ballmer, si capisce).

Cos’è successo

Photo Credits: Endworld

Partiamo dall’inizio. Cos’è che per oltre una settimana ha fatto gridare Google allo scandalo e ha spinto il colosso di Mountain View a minacciare il suo ritiro dal mercato cinese? Una serie di attacchi hacker che hanno preso di mira gli account Gmail di molti dissidenti e i segreti di oltre 30 aziende statunitensi, tra cui la stessa Google. Malgrado non ci siano ancora conferme in merito, sembra che le intrusioni siano state architettate dal governo cinese.

Google si ribella alla censura cinese. Meglio tardi che mai? [AGGIORNATO]

Google e il regime comunista cinese non sono più amici. Dopo una connivenza durata circa quattro anni, il colosso di Mountain View si è finalmente passato la mano sulla coscienza ed ha deciso di dire “no” alle censure imposte dal governo della RPC.

Da due giorni, foto di eventi come la protesta di piazza Tian’anmen e informazioni come quelle riguardanti le violazioni dei diritti umani in Tibet risultano tranquillamente accessibili tramite Google.cn, versione mandarina del motore di ricerca numero uno al mondo che, come ben noto, finora aveva reso inaccessibili agli utenti tutte quelle informazioni ritenute scomode dalla dittatura cinese.

A cosa si deve quest’improvvisa sensibilità di ‘big G’ nei confronti dei diritti umani? A quanto pare, nei mesi scorsi alcuni hacker hanno cercato di intrufolarsi negli account Gmail di alcuni dissidenti non troppo simpatici al regime. Gli attacchi (non andati a buon fine, pare) sono stati quasi sicuramente ordinati dal governo locale e questo ha mandato su tutte le furie Google, che oltre ad aver abolito le censure di Stato, adesso minaccia pure di abbandonare il florido mercato cinese.

In Cina non è più possibile registrare nuovi domini. Ennesima Censura!

Businessman's Mouse

Di internet libero se ne sta parlando parecchio in queste ultime settimane. Dopo la proposta di alcuni parlamentari di aumentare le leggi (restrizioni a mio parere), nei confronti della rete, dalla Cina non arrivano notizie rassicuranti neanche da quel fronte. Notizie di una nuova censura sono arrivate nella giornata di ieri direttamente dal fronte cinese.

Come ben sapete, da quelle parti, non gira una bella aria e si cerca sempre di più di limitare l’accesso alla rete, per paura di far “uscire” notizie che potrebbero far apparire il governo cinese sotto una cattiva luce. Alcuni mesi fa, venne bloccato l’accesso ai principali social network, si parla di Facebook e Twitter. Adesso sono passati a bloccare il problema dall’inizio, bloccando la registrazione dei nomi a dominio.

Last.fm e MySpace bloccati in Turchia?

Censura

Ultimamente gli atti di censura da parte dei governi non totalmente aperti verso il web stanno aumentando, sulla scia dei pesanti comportamenti antidemocratici attuati dai cinesi, i quali ogni giorno trovano un nuovo metodo per privare i propri cittadini della libertà di navigazione e d’informazione, adducendo come scusa la “protezione dei ragazzi online“. Ma mentre per quanto riguarda la Cina il blocco è totale, in altri paesi si cerca di bloccare o censurare l’accesso solo ad alcuni siti, censurandone il contenuto per garantire la riservatezza di alcune informazioni scomode al governo. Sicuramente direte: stiamo parlando dell’Italia? Fortunatamente ancora no, anche se non sappiamo per quanto tempo nel nostro paese la libertà d’informazione rimarrà tale. Questa volta, ad essere messa sotto accusa è la Turchia.

La Cina ci ripensa: niente più filtri su tutti i computer

Come vi avevamo documentato qualche settimana fa, il primo Luglio sarebbero dovute entrare in vigore le nuove norme a cui tutti i produttori di computer dovevano sottostare per poter vendere i loro pc all’interno del territorio della Repubblica Popolare Cinese. Queste norme prevedevano, in estrema sintesi, l’installazione Green Dam-Youth Escort, un software che avrebbe agito come filtro preventivo (in grado di autoaggiornarsi) su qualsiasi tipo di contenuto questo avrebbe potuto vedere tramite la rete Internet.

Sarebbero dovute entrare, poichè, in realtà, non sono più entrate in vigore: la norma è stata completamente cancellata con un clamoroso dietrofront, di sicuro non linea con la classica compattezza che contraddistingue questo regime.

In Australia la rete sarà off-limits per tutti i giochi violenti

2009-06-26_183851

Spesso su Geekissimo si parla di censura sul web, anche tramite articoli anche molto approfonditi, poichè il tema è quanto mai attuale ed escono molte notizie su queste tematiche ogni giorno.

In Australia, da tempo, si stanno tentando strade politiche e tecniche di controllo di tutto il traffico Internet. I più accorti ed informati avranno capito che la terra decantata spesso come mito di libertà, in realtà, si stia dotando di apparati censori degni dei regimi più autoritari, come quello cinese.

I videogiochi in Australia vengono classificati secondo un sistema di rating, simile a quello in uso in tanti altri stati del mondo. L’unica, grande, differenza risiede nel fatto che i videogiochi possono essere classificati, al massimo, fino ai 15 anni. I videogiochi violenti, come Fallout 3, modificano il loro contenuto per poter essere venduti senza problemi all’interno del paese, poichè non potrebbero essere classificati come giochi, ad esempio, per over 18. In poche parole nessun gioco che non è in grado di essere venduto ad un 15enne può essere venduto in Australia.

Il governo cinese installerà un filtro web su ogni pc

2009-06-08_181540

Solo da pochi giorni era emerso l’ennesimo atto di censura della rete da parte del governo cinese, che The Wall Street Journal ha pubblicato una notizia secondo cui la dirigenza del partito comunista cinese ha silenziosamente ordinato ai produttori di PC di installare preventivamente un software di controllo dell’accesso ad Internet su tutti i computer venduti all’interno della nazione. Il software, che sembra essere stato sviluppato solo per Windows, sembra avere la possibilità di filtrare i contenuti al volo e, cosa molto più importante, sembra sia in grado di aggiornare da remoto delle whitelist e blacklist di siti web in modo del tutto automatico.

Il nome di questo software è Green Dam-Youth Escort ed è sviluppato da Jinhui Computer System Engineering. Il nome del software denota il suo primario obiettivo, è cioè quello di proteggere i giovani dai contenuti web considerati pericolosi, in primis il porno. Anche se l’attenzione che negli ultimi tempi il governo cinese sta dando al controllo della diffusione della pornografia attraverso le nuove tecnologie ha raggiunto livelli veramente elevati, nulla vieta, però, che una simile tecnologia possa essere utilizzata per fini squisitamente politici.

La Cina chiude le connessioni ad altri siti, addio a Twitter, Blogger e Bing

cina

La Cina si sta dimostrando un paese alquanto poco tollerante alla diffusione delle idee. Gli ultimi “Bannati di lusso” infatti sono Twitter, Blogger e Bing. Non ci sono molte spiegazioni possibili riguardo a questa scelta, se non quella di impedire in qualche modo i contatti con il resto del mondo.

Blogger, come ben sapete, permette ad ognuno di creare il proprio blog personale, evidentemente il governo ha ritenuto che potesse essere un veicolo di trasmissione di informazioni pericoloso. D’altronde, la Cina ha 50 milioni di bloggers (passatemi la ripetizione), e non sono pochi. Lo stesso discorso si può fare per Twitter, che contribuisce in qualche modo alla diffusione delle notizie in giro per il mondo, non dimentichiamoci che gli utenti del social network sono moltissimi.

Gli InternetCaffé cinesi dovranno installare Linux!

Da molti anni, in Italia, le varie community del mondo linux italiano si battono per portare il software libero all’interno del mondo politico. Il motivo principale di queste battaglie è di abbassare i costi di una politica fin troppo alti.

In Cina è stata fatta una legge che farebbe molto piacere alle nostre amate community linux. Tutti gli internet Caffè della Cina, dovranno installare come sistema operativo una distribuzione Linux. La distribuzione scelta è stata: Red Flag!

A rischio i computer di altleti/giornalisti/governativi che si recano a Pechino per le Olimpiadi?

Pechino

Le agenzie statunitensi che si occupano di sicurezza nazionale hanno lanciato un allarme a tutti coloro (businessmen, giornalisti, atleti, personale governativo, etc) che si recheranno a Pechino in agosto per seguire le Olimpiadi: i computer portatili o altri apparecchi in grado di comunicare e gestire la posta elettronica potrebbero “essere penetrati da agenti di sicurezza cinesi che mirano a rubare segreti governativi americani o a impiantare bug per infiltrarsi nelle reti statunitensi”. L’allarme ci sembra quanto meno esagerato, ma bisogna comunque tenerne conto.

Stando a quanto riporta l’Overseas Security Advisory Council, “il governo cinese utilizza lo spionaggio elettronico per entrare facilmente nei computer personali o appartenenti ad enti governativi“. Per questo, gli apparecchi lasciati incustoditi anche per qualche minuto in alberghi o in aeroporto potrebbero essere in brevissimo tempo avvicinati da gente addestrata per non farsi scoprire e “penetrati” con dei software maligni in grado, successivamente, di trasferire tutte le informazioni presenti sull’hard-disk. Ma non è tutto.

La Cina non garantisce che internet sarà “completamente aperta” durante i giorni delle Olimpiadi

GreatFirewall

Ci ritroviamo spesso a parlare di Cina, diritti umani e connessioni a internet. Come sapete in Cina è in azione una forte repressione nei confronti di blog e servizi “social” e Web 2.0 per evitare che dissidenti o esponenti politici dell’opposizione parlino male del governo su internet. In particolare oggi ci occupiamo di Olimpiadi, che si svolgeranno proprio il prossimo agosto a Pechino.

Secondo quanto riferito dal ministero della Tecnologia cinese, il Paese non garantirà lo stop alla censura nei giorni delle Olimpiadi, pur rassicurando tutti i giornalisti e reporter che saranno presenti alla manifestazione che i loro computer e le reti messe a loro disposizione funzioneranno correttamente. Insomma, tutto sembra andare verso una direzione: la censura non si arresterà e probabilmente solo gli uffici destinati agli operatori dell’informazione (in teoria) non saranno schermati.

Seguire il percorso della torcia olimpica con Google Maps o Earth

Seguire il percorso della torcia olimpica con Google Maps o Earth

Dal 766 a.C. ad nella città di Olimpia in Grecia si procede con l’accensione dalla torcia olimpica. Per questa edizione la torcia è stata accesa il 24 marzo, la staffetta proseguirà nei mesi seguenti, passando dalla Grecia alla Cina, Pechino e poi in giro per il mondo, raggiungerà anche il tetto del mondo ovvero il monte Everest.

Ma come facciamo a seguire tutto questo grande percorso? Google ha pensato a questo, infatti utilizzando Google Maps a questa pagina o Google Earth a quest’altra potranno seguire il percorso della fiamma olimpica, che attualmente si trova a Parigi in Francia.