
Il “bug cinese” di IE fa volare Firefox: è record di download

Di internet libero se ne sta parlando parecchio in queste ultime settimane. Dopo la proposta di alcuni parlamentari di aumentare le leggi (restrizioni a mio parere), nei confronti della rete, dalla Cina non arrivano notizie rassicuranti neanche da quel fronte. Notizie di una nuova censura sono arrivate nella giornata di ieri direttamente dal fronte cinese.
Come ben sapete, da quelle parti, non gira una bella aria e si cerca sempre di più di limitare l’accesso alla rete, per paura di far “uscire” notizie che potrebbero far apparire il governo cinese sotto una cattiva luce. Alcuni mesi fa, venne bloccato l’accesso ai principali social network, si parla di Facebook e Twitter. Adesso sono passati a bloccare il problema dall’inizio, bloccando la registrazione dei nomi a dominio.
Ultimamente gli atti di censura da parte dei governi non totalmente aperti verso il web stanno aumentando, sulla scia dei pesanti comportamenti antidemocratici attuati dai cinesi, i quali ogni giorno trovano un nuovo metodo per privare i propri cittadini della libertà di navigazione e d’informazione, adducendo come scusa la “protezione dei ragazzi online“. Ma mentre per quanto riguarda la Cina il blocco è totale, in altri paesi si cerca di bloccare o censurare l’accesso solo ad alcuni siti, censurandone il contenuto per garantire la riservatezza di alcune informazioni scomode al governo. Sicuramente direte: stiamo parlando dell’Italia? Fortunatamente ancora no, anche se non sappiamo per quanto tempo nel nostro paese la libertà d’informazione rimarrà tale. Questa volta, ad essere messa sotto accusa è la Turchia.
Come vi avevamo documentato qualche settimana fa, il primo Luglio sarebbero dovute entrare in vigore le nuove norme a cui tutti i produttori di computer dovevano sottostare per poter vendere i loro pc all’interno del territorio della Repubblica Popolare Cinese. Queste norme prevedevano, in estrema sintesi, l’installazione Green Dam-Youth Escort, un software che avrebbe agito come filtro preventivo (in grado di autoaggiornarsi) su qualsiasi tipo di contenuto questo avrebbe potuto vedere tramite la rete Internet.
Sarebbero dovute entrare, poichè, in realtà, non sono più entrate in vigore: la norma è stata completamente cancellata con un clamoroso dietrofront, di sicuro non linea con la classica compattezza che contraddistingue questo regime.
Spesso su Geekissimo si parla di censura sul web, anche tramite articoli anche molto approfonditi, poichè il tema è quanto mai attuale ed escono molte notizie su queste tematiche ogni giorno.
In Australia, da tempo, si stanno tentando strade politiche e tecniche di controllo di tutto il traffico Internet. I più accorti ed informati avranno capito che la terra decantata spesso come mito di libertà, in realtà, si stia dotando di apparati censori degni dei regimi più autoritari, come quello cinese.
I videogiochi in Australia vengono classificati secondo un sistema di rating, simile a quello in uso in tanti altri stati del mondo. L’unica, grande, differenza risiede nel fatto che i videogiochi possono essere classificati, al massimo, fino ai 15 anni. I videogiochi violenti, come Fallout 3, modificano il loro contenuto per poter essere venduti senza problemi all’interno del paese, poichè non potrebbero essere classificati come giochi, ad esempio, per over 18. In poche parole nessun gioco che non è in grado di essere venduto ad un 15enne può essere venduto in Australia.
Solo da pochi giorni era emerso l’ennesimo atto di censura della rete da parte del governo cinese, che The Wall Street Journal ha pubblicato una notizia secondo cui la dirigenza del partito comunista cinese ha silenziosamente ordinato ai produttori di PC di installare preventivamente un software di controllo dell’accesso ad Internet su tutti i computer venduti all’interno della nazione. Il software, che sembra essere stato sviluppato solo per Windows, sembra avere la possibilità di filtrare i contenuti al volo e, cosa molto più importante, sembra sia in grado di aggiornare da remoto delle whitelist e blacklist di siti web in modo del tutto automatico.
Il nome di questo software è Green Dam-Youth Escort ed è sviluppato da Jinhui Computer System Engineering. Il nome del software denota il suo primario obiettivo, è cioè quello di proteggere i giovani dai contenuti web considerati pericolosi, in primis il porno. Anche se l’attenzione che negli ultimi tempi il governo cinese sta dando al controllo della diffusione della pornografia attraverso le nuove tecnologie ha raggiunto livelli veramente elevati, nulla vieta, però, che una simile tecnologia possa essere utilizzata per fini squisitamente politici.
La Cina si sta dimostrando un paese alquanto poco tollerante alla diffusione delle idee. Gli ultimi “Bannati di lusso” infatti sono Twitter, Blogger e Bing. Non ci sono molte spiegazioni possibili riguardo a questa scelta, se non quella di impedire in qualche modo i contatti con il resto del mondo.
Blogger, come ben sapete, permette ad ognuno di creare il proprio blog personale, evidentemente il governo ha ritenuto che potesse essere un veicolo di trasmissione di informazioni pericoloso. D’altronde, la Cina ha 50 milioni di bloggers (passatemi la ripetizione), e non sono pochi. Lo stesso discorso si può fare per Twitter, che contribuisce in qualche modo alla diffusione delle notizie in giro per il mondo, non dimentichiamoci che gli utenti del social network sono moltissimi.
Da molti anni, in Italia, le varie community del mondo linux italiano si battono per portare il software libero all’interno del mondo politico. Il motivo principale di queste battaglie è di abbassare i costi di una politica fin troppo alti.
In Cina è stata fatta una legge che farebbe molto piacere alle nostre amate community linux. Tutti gli internet Caffè della Cina, dovranno installare come sistema operativo una distribuzione Linux. La distribuzione scelta è stata: Red Flag!