Nel maxi-emendamento anticrisi c’è speranza per la banda larga, forse

Il Consiglio dei Ministri italiano ha approvato un maxi-emendamento che, tra le varie voci presenti, ne dovrebbe contenere anche una relativa allo sviluppo della banda larga

Il Consiglio dei Ministri italiano ha recentemente provveduto ad approvare un maxi-emendamento contenente i correttivi mediante cui si spera di riuscire a meter fine alla situazione italiana di grave crisi economica e, secondo alcune indiscrezioni, tra le varie voci presenti, ve ne sarebbe anche una facente riferimento alla banda larga.

Nel testo in questione dovrebbero infatti essere contenute le seguenti parole:

[…] ad assicurare l’azzeramento del digital divide, l’individuazione delle modalità di realizzazione degli interventi nelle aree per le quali gli operatori di telecomunicazione non prevedono di assicurare la copertura con le reti di nuova generazione, nonché provvede a definire le modalità di coinvolgimento degli operatori privati e della cassa depositi e prestiti.

Il finanziamento dello sviluppo della banda larga sul territorio italiano dovrebbe essere finanziato mediante i fondi strutturali provenienti dall’Unione, dal fondo per lo Sviluppo ed anche dalla Cassa depositi e prestiti.

Banda Larga: addio agli 800 milioni di euro promessi dal Governo

Ci troviamo in un periodo di forte crisi economica, fare investimenti è difficile per tutti, ma questa in pochi se la sarebbero aspettata. Nella bozza della finanziaria giunta ieri all’esame del Consiglio dei Ministri, sono stati eliminati gli 800 milioni di euro di investimenti per la banda larga promessi a più riprese dal Governo.

I fondi erano stati dati praticamente per certi dopo che, l’altro giorno, l’asta per l’acquisizione delle frequenze 4G si era conclusa con un incasso record per lo Stato: 4 miliardi di euro (circa 1,6 miliardi più del previsto). Si era detto che se l’asta avesse superato i 2,4 miliardi di introiti, il 50% dell’eccedente – ovvero gli 800 milioni di euro – sarebbe stato investito subito per potenziare la banda larga in tutto il Paese. Invece niente.

Nonciclopedia riapre, Wikipedia chiude per protesta contro la norma “ammazza blog”

Il mondo delle enciclopedie online è in subbuglio come non mai. Da una parte la satirica Nonciclopedia fa pace con Vasco Rossi e riapre i battenti, dall’altra Wikipedia si auto-sospende e chiude le sue pagine al pubblico in segno di protesta contro la norma “ammazza blog” che oggi il Parlamento discuterà insieme all’intero DDL sulle intercettazioni. Ma andiamo con ordine.

Era lunedì scorso quando, con immenso stupore dell’intera Rete italiana, la versione satirica di Wikipedia, Nonciclopedia, veniva messa offline a causa di Vasco Rossi. Il rocker italiano, probabilmente all’oscuro del cosiddetto effetto Streisand, si è infervorato per una frase scritta nella pagina a lui dedicata (V. Rossi è un vecchio bavoso tossicomane che vende cocaina davanti alle scuole e deve la sua fama alla credulità di milioni di rimbambiti fatti e strafatti quanto e più di lui) ed ha querelato i gestori del sito costringendoli a chiudere.

Anche Wikipedia minacciata dalla norma “ammazza blog”

La norma “ammazza blog” recentemente riesumata e riproposta dal Governo Berlusconi nel DDL sulle intercettazioni non smette di far paura. Lo scellerato provvedimento che equipara i blog personali alle testate registrate, assoggettando tutti all’obbligo di rettifica entro 48 ore; pena una multa fino a 12.000 euro; sta per approdare nelle aule parlamentari e la mobilitazione da parte di chi fa di Internet il suo mezzo di espressione principale non tarda ad arrivare.

Addirittura Wikipedia si sente minacciata, al punto che tutti gli utenti più attivi del sito hanno firmato una lettera aperta in cui vengono espressi tutti i timori sullo scenario che potrebbe aprirsi qualora la norma “ammazza blog” venisse approvata e diventasse legge dello Stato.

In base all’attuale formulazione del diritto di rettifica, obbligatorio e non commentabile – si legge nell’appello – chiunque si ritenesse leso nella propria dignità da informazioni (anche se veritiere) presenti sull’enciclopedia avrebbe diritto a far rettificare tali informazioni a suo piacimento“. Questo impedirebbe all’enciclopedia di fornire un punto di vista neutrale e libero, in cui tutti possono modificare, correggere e integrare tutte le informazioni grazie alle proprie conoscenze.

Censura sul Web: ritorna la norma “ammazza blog”

Nel bel mezzo di una crisi economica globale che potrebbe mandare a gambe all’aria parecchi Paesi europei, compresa l’Italia, la nostra classe dirigente ha individuato le priorità su cui concentrare il suo operato: le intercettazioni telefoniche e il Web. Ovviamente, in nessuno dei due casi le intenzioni dell’esecutivo sono amichevoli.

Come riporta La Repubblica, il Governo Berlusconi, quasi come se negli ultimi messi non fosse successo nulla e le sue proposte in materia non avessero mai scatenato delle polemiche, ha riproposto pari pari la cosiddetta norma ammazza blog nel ddl sulle intercettazioni che prefigura un nuovo tentativo di censura ad Internet.

AGCOM e censura Internet: tutti i dettagli sulle norme approvate

Con il solo voto contrario di Nicola D’Angelo e l’astensione di Michele Lauria, l’AGCOM ha approvato all’unanimità le nuove norme in materia di copyright e siti Web. Come accennato ieri, la decisione definitiva è stata rimandata in quanto le norme entreranno in vigore solo dopo 60 giorni di dibattito pubblico in cui potrebbero essere cambiate e riviste in vari modi.

In ogni caso, abbiamo finalmente un testo fra le mani e siamo pronti a condividerlo con voi. Per fortuna lo scenario non è grave come quello prospettato all’inizio, il Garante non si arrogherà il diritto di oscurare i siti e non colpirà i siti amatoriali. Sarà solo un’alternativa alla via giudiziaria e non una sostituzione obbligata, ma alcuni elementi di preoccupazione permangono. Per saperne di più, ecco la lista completa delle norme approvate nel lungo consiglio di ieri.

AGCOM, decisione rimandata sulla censura del Web [aggiornato]

Oggi è il 6 luglio 2011, la giornata in cui l’AGCOM (l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) avrebbe dovuto approvare e rendere operativa la delibera che l’avrebbe autorizzata ad oscurare arbitrariamente i siti con contenuti ritenuti lesivi del diritto d’autore. Per fortuna, pare che non sarà così. Almeno per oggi, la dittatura del blocco amministrativo dovrebbe saltare.

Dopo le manifestazioni che, nel mondo reale così come sulla Rete, hanno preso di mira le intenzioni censorie del Garante, il Presidente dell’AGCOM, Corrado Calabrò, ha annunciato che oggi ci sarà solo l’approvazione di uno “schema di regolamento” e che successivamente ci sarà una discussione pubblica sulla norma al fine di ottenere una “soluzione giusta ed equilibrata”.

6 luglio 2011, la Rete in rivolta contro l’AGCOM che vuole oscurare i siti che violano il copyright

Soprattutto quando si parla di Internet, le istituzioni e le autorità di questo Paese non mancano mai di fare delle figure barbine al cospetto della platea internazionale. Scampata la figuraccia del decreto Romani – quello che voleva equiparare i canali YouTube a delle emittenti televisive – gli italiani si ritrovano, infatti, a fare i conti con un nuovo obbrobrio giuridico che potrebbe mettere a repentaglio la libertà di Internet.

Ci riferiamo alla nuova regolamentazione sul diritto d’autore in Rete che l’AGCOM (l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) vorrebbe approvare entro il prossimo 6 luglio e che consentirebbe a quest’ultima di esercitare un potere tale da costringere i provider nazionali a bloccare l’accesso ai siti in cui fossero riscontrare delle violazioni del diritto d’autore.

Generatore automatico di precisazioni della Presidenza Consiglio dei Ministri: Silvio non serve più!


Dopo BungleBungle, il motore di ricerca italiano sul caso Ruby e Berlusconi, ecco un altro esempio lampante di come un semplice sito Internet nato da un’idea simpatica possa fare molta più satira di quanto non facciano alcuni grandi nomi dello spettacolo nostrano: Signore e Signori, è arrivato il generatore automatico di precisazioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri sulla cena col gruppo dei Responsabili.

Come molti di voi avranno già intuito, si tratta di un generatore automatico di frasi ironiche che ricalca il (purtroppo) vero comunicato della Presidenza del Consiglio dei Ministri pubblicato qualche giorno fa sul sito governo.it in cui si sono state smentite le presunte performance canore del premier che, secondo quanto riportato da molti giornali, durante una cena con il gruppo dei “responsabili” avrebbe intonato “Se mi lasci non vale” dedicandola a Fini. Eccolo in versione integrale: questo è quello che fa piangere, quelli che fanno ridere vengono dopo.

Wikileaks, nuove rivelazioni sull’Italia e Berlusconi

Come preannunciato nella giornata di ieri, Repubblica e L’Espresso hanno cominciato a pubblicare nuove rivelazioni di Wikileaks riguardanti l’Italia e il suo Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. I nuovi cablogrammi (circa quattromila) riguardano le comunicazioni interne dell’ambasciata USA a Roma e si traducono in oltre 30.000 pagine di “documenti segreti che raccontano l’Italia e i suoi protagonisti” in maniera dura e cruda.

Tra le rivelazioni più “scottanti”, quelle contenute in una lettera dell’ex-ambasciatore americano in Italia Ronald Spogli (repubblicano, operativo sotto il governo Bush), che durante i suoi ultimi giorni di servizio (febbraio 2009) scrisse al neo-segretario di Stato USA Hillary Clinton definendo Berlusconi come un gaffeur affarista e l’Italia come un Paese in declino.

Wikileaks, presto nuove rivelazioni scottanti sull’Italia. Intanto è stato hackerato il sito del governo


Il rapporto fra Web e istituzioni italiane, notoriamente non fra i più idilliaci del mondo, sta vivendo ore di particolari turbolenze. Tutto è iniziato ieri pomeriggio, quando il sito governo.it è stato messo a dura prova da un attacco DoS che sembra essere stato messo in pratica dagli attivisti di Anonymous, il gruppo di hacker balzato agli onori della cronaca per aver mandato in tilt i siti di Mastercard e Visa nel periodo in cui le due aziende annunciarono il blocco dei conti di Wikileaks (a dicembre).

Ed è proprio Wikileaks l’altra “voce del Web” che sta mettendo in apprensione le già traballanti istituzioni del nostro Paese. In un’intervista rilasciata al TG3, il fondatore del sito, Julian Assange, ha svelato che “nelle prossime settimane, Wikileaks pubblicherà una grande quantità di nuovi scottanti documenti sull’Italia” citando apertamente casi di corruzione e scoop legati al mondo della politica e dell’economia.

Berlusconi vuole censurare Internet per favorire Mediaset, parla Wikileaks (aggiornato)


Berlusconi vuole la regolamentazione di Internet, lo sostenevamo noi in uno dei post più commentati nella storia di Geekissimo, lo sosteneva – a quanto pare – anche l’ambasciatore USA a Roma, David Thorne.

In un cablogramma datato 3 febbraio 2010 comparso ieri su Wikileaks, il diplomatico americano esprime tutta la sua preoccupazione per il tristemente famoso decreto Romani (adesso per fortuna decaduto), che viene definito come “una legge che darà la possibilità di bloccare o censurare qualsiasi contenuto” per favorire le imprese di Silvio Berlusconi rispetto alla concorrenza.

Politica 2.0: Obama non è più tecnologico, Berlusconi va su Facebook e Brunetta gioca con l’iPad

Nel mondo succedono un sacco di cose strane. Può capitarti, ad esempio, di svegliarti un giorno e scoprire che Obama, il Presidente americano paladino della Rete, non sa usare iPod, iPad e le console per i videogiochi, che Berlusconi ha deciso di aprirsi una pagina su Facebook e che Brunetta, il “nostro” Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, si diverte a giocherellare con l’iPad.

La doccia fredda per i geek sostenitori del primo Presidente USA afro-americano è arrivata martedì scorso, quando rivolgendosi agli studenti dell’Università di Hampton, in Virginia, Obama ha asserito che: “Con strumenti come iPod, iPad, Xbox e PlayStation – nessuno dei quali so come far funzionare – le informazioni diventano una distrazione, una forma di intrattenimento, anziché un mezzo grazie al quale arricchirsi ed emanciparsi”.

Certo, nessuno toglie ad Obama il merito di aver saputo sfruttare la Rete per raccogliere consensi, ma quello che abbiamo appena scoperto, insieme al fatto che, per sua stessa ammissione, non sa usare Twitter, ce lo fa “scadere” un po’. È innegabile.